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venerdì 20 aprile 2012


Ricordo con molta nostalgia i pomeriggi universitari passati a dibattere della "Gauche plurielle", ovvero dell'alleanza di sinistra che in Francia sostenne Lionel Jospin tra il 1997 e il 2002. Le Monde e Libération ornavano il tavolino su cui erano precariamente collocate molteplici tazzine di caffè. 

Dalla Francia arrivava il rimbombo del progetto di Martine Aubry: riduzione dell'orario di lavoro settimanale a trentacinque ore senza vedersi diminuito lo stipendio. La sinistra al potere. Finalmente. Tempo liberato dall'inferno del lavoro salariato. In Europa. Di quel momento e della "Gauche plurielle" non è rimasto nulla. 

Le Monde è mutato, non rappresenta più un punto di riferimento del progressismo europeo. Lo leggo di rado. In questo periodo un pò di più perchè domenica prossima il popolo francese sarà chiamato alle urne per decidere chi andrà al ballottaggio per la conquista dell'Eliseo. Parigi esonda nella Senna nel frastuono della campagna elettorale. Tutti i sondaggi indicano Franḉois Hollande come sicuro prossimo presidente della Republique. Un socialista. Non accade dai tempi di Mitterand. 

Hollande. Più celebre per essere stato il compagno di Sègoléne Royale piuttosto che per il fatto di essere stato il segretario del Partito socialista francese dal 1997 al 2008. Non ha mai avuto incarichi di governo. In vista della campagna elettorale, per migliorare la propria immagine, ha tentato di dimagrire. Ma con scarsi risultati. I suoi comizi ricordano più una festa di paese che un evento politico. Ha dichiarato più volte che rinegozierà il Fiscal Impact, ovvero lo strumento adottato dall'Eurozona e fortemente voluto dalla Germania utile a controllare i bilanci dei paesi dell'area euro, i quali non potranno mantenere un rapporto debito/Pil superiore al 60% rispettando nello stesso tempo il pareggio di bilancio. 

Questa sua opposizione al Fiscal Impact è l'unica nota appassionante del suo programma elettorale. Parigi potrebbe diventare una voce qualificata contro l'Europa del rigore fiscale voluta dalla Merkel. Hollande potrebbe premere l'acceleratore sulla strada, lastricata di buche, che conduce il Vecchio Continente verso una politica monetaria più espansiva e meno basata sul controllo ferreo del tasso di inflazione. 

Possibile che l'Europa keynesiana rinasca a Parigi? Molto difficile. I Paesi del Nord terranno duro e sarà difficile raggiungere un tale obiettivo. Di sicuro il campo progressista europeo non troverà in Hollande un punto di riferimento per un suo rilancio. Infatti su di una cosa tutti sembrano concordare: in queste elezioni il più grande alleato della sinistra francese lo si trova nel fallimento del presidenzialismo sfrenato di Sarkozy. Di quest'ultimo è sicuramente meglio Hollande. Ma che nostalgia della "Gauche plurielle"!

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