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domenica 1 aprile 2012
Questo articolo è una versione riveduta e corretta di un precedente scritto pubblicato in Facebook il 26 marzo.
Samuel Phillips Huntington |
Indipendentismo. Da qualche giorno questo termine riecheggia minaccioso nel Parlamento sardo e sui giornali isolani. E la politica sarda si divide. Samuel P.Huntington nel su libro "Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale" sosteneva la seguente tesi:
"Sotto la spinta della modernizzazione, la politica planetaria si sta ristrutturando secondo linee culturali. I popoli e i paesi con culture simili si avvicinano. Le alleanze determinate da motivi ideologici o dai rapporti tra le superpotenze lasciano il campo ad alleanze definite dalle culture e dalle civiltà. I confini politici vengono ridisegnati affinché coincidano con quelli culturali... Le comunità culturali stanno sostituendo i blocchi della Guerra Fredda e le linee di faglia tra civiltà stanno diventando le linee dei conflitti nella politica globale".
Prendendo spunto da queste affermazioni la domanda che mi pongo è la seguente: in Sardegna concetti come sovranità e indipendenza stanno o no ristrutturando i confini culturali del sistema politico? Il quadro è magmatico e queste linee culturali non sembrano ad oggi chiaramente definite. Né la destra né la sinistra sono, almeno in questa fase, compattamente e chiaramente schierate a favore della sovranità della Sardegna o addirittura della sua indipendenza. La frattura su questi tematismi è trasversale e per tanto il quadro politico rimane ancora irrisolto.
Il dato interessante è lo scontro che si è aperto nel centrosinistra tra il PD e i suoi alleati sulla delibera approvata dal Consiglio regionale in cui si decide «di avviare una sessione speciale di lavori, aperta ai rappresentanti della società sarda, per la verifica dei rapporti di lealtà istituzionale, sociale e civile con lo Stato, che dovrebbero essere a fondamento della presenza e della permanenza della Regione Sardegna nella Repubblica italiana».
Da tempo sostengo che la sinistra, se vuole tornare al governo con un progetto credibile, deve far propri i temi che il sovranismo e l'indipendentismo pongono rispetto al futuro dell'Isola. Lo Scottish National Party governa la Scozia reggendosi su due paradigmi: da una parte questo partito è un soggetto politico indipendentista e dall'altra sostiene politiche laburiste. Democrazia, socialdemocrazia e indipendenza.
Questo trinomio ha dato allo SNP la maggioranza nel proprio parlamento sottraendo consenso ai Labour. Filippo Tronconi nel suo libro "I partiti etnoregionalisti. La politica dell'identità territoriale in Europa occidentale" definisce come sfidanti i partiti che puntano ad un elettorato che va al di fuori del "voto identitario" e che accrescono la capacità di entrare in competizione con i partiti maggiori sul tema del lavoro, dell'ecologia, del Welfare ecc… Lo SNP sembra ricadere in questa categorizzazione.
La Sardegna ha bisogno di riformare la propria struttura politico-costituzionale. Per raggiungere questo obiettivo l’Isola necessita di un governo progressista, riformista e sovranista che sia capace di oltrepassare i valichi dell'Autonomia, spingendo la Sardegna verso una compiuta sovranità, intesa come base giuridica di un fattivo autogoverno. Lo SNP potrebbe essere un modello da seguire.
Per questo è indispensabile ridiscutere il patto che lega la Sardegna all'Italia. Solo se l'Isola si fornirà di nuovi poteri di sovranità potrà concretizzare politiche laburiste e dirigere il proprio sviluppo economico. Basta pensare alla Vertenza Entrate o al disastroso stato dei trasporti aerei e marittimi per capire che fiscalità, trasporti ed energia sono materie che devono essere discusse, decise e gestite a Cagliari.
In questo scenario è probabile che si crei una frattura culturale e politica nella sinistra sarda: da una parte i conservatori incollati ad una Autonomia figlia del millennio scorso e dall'altra i progressisti che invece aspirano al suo superamento. La polemica di questi giorni sembra essere un primo segnale di questa possibile spaccatura.
Rimane da capire se all'indomani di questa votazione e della rinata pace armata all'interno del centrosinistra sardo si scagli all'orizzonte una possibile vittima di questo "Great Game": il bipolarismo. Alle prossime elezioni potrebbe venire alla luce un Consiglio regionale composto da tre macroforze in equilibrio precario tra loro: centrodestra, centrosinistra e indipendentisti/sovranisti.
In una ipotesi congiunturale di questo tipo, quale potrebbe essere la maggioranza di un futuro governo della Sardegna? Quello che sembra certo è che indipendenza e sovranità saranno i termini più gettonati delle prossime elezioni regionali.
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