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martedì 19 giugno 2012


La vicenda della Sassari-Olbia riproduce in maniera compiuta l'attutale rapporto che sussiste tra Sardegna e Italia. Il governo Monti ha decretato la fine delle procedure accelerate legate alle opere del G8 mettendo a rischio: 1) la realizzazione della sopra citata strada a quattro corsie Sassari-Olbia 2) la riqualificazione urbanistica della Maddalena post scippo G8 3) l'allungamento della pista dell’aereoporto gallurese Costa Smeralda.

Tutte queste opere sono di vitale valore per il rilancio economico e infrastrutturale di tutto il Nord Ovest Sardegna. Dal punto di vista strategico, congiungere due capoluoghi come Sassari e Olbia è un elemento di indispensabile importanza per il flusso di merci e persone. Con la quattro corsie sarebbero ridotti i tempi di percorrenza tra due aereoporti (Olbia e Alghero) e due porti (Olbia e Porto Torres), le aziende agropastorali potrebbero rendere più efficiente una generazione di ricchezza basata sul kilometro zero e il sistema turistico di tutta l’area ne trarrebbe enormi vantaggi in termini di creazione di un unico grande "hub" del Nord Ovest. 

Questi sono solo alcuni esempi dei possibili benefici materiali legati alla realizzazione di queste opere. La quattro corsie metterebbe fine alle morti per incidente stradale a cui ci siamo tutti tristemente assuefatti. Lutti che non hanno conosciuto né confini di classe né di nazionalità. Su quella maledetta strada sono morti turisti, lavoratori, migranti e semplici cittadini. Dalle notizie che si leggono sui giornali sembra che lo slittamento per il compimento dell'impresa (perché ormai di impresa si tratta) faccia balzare l'orologio al 2020. 

Una vergona tutta sarda: perché la responsabilità di siffatto fallimento non è da ricercare nei governi amici-nemici di Roma. Le mancanze maggiori sono da assegnare ad una classe politica isolana che non è stata all’altezza del proprio compito, ovvero costruire un vero autogoverno dell'Isola utile a indirizzarne in modo diretto lo sviluppo economico. Davvero crediamo che in 30anni non saremmo stati capaci di costruire da soli questa fondamentale infrastruttura? 

A scrutare la Sardegna del terzo millennio si prova una grande amarezza. A questo punto della storia un dato certo lo abbiamo: l'Isola sta percorrendo un processo di impoverimento materiale e immateriale che lambisce i parametri del sottosviluppo. Il vento dell'antipolitica infuria forte ed è sacrosanto parlare di riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali, di casta e sprechi delle risorse pubbliche. 

Ma non vorrei che questa folata di indignazione possa in Sardegna essere utilizzata per nascondere sotto il tappeto della politica di bottega la polvere della dissoluzione dell'Autonomia. Perché è grazie al sistema politico, economico e giuridico autonomista che abbiamo costruito, o forse distrutto, questa Sardegna. Non dimentichiamolo.

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